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             IL VIAGGIO DI FABIO 
        
            Fabio si accomodò nella poltrona del treno, la
            forma del suo uccello duro era decisamente visibile sotto i
            pantaloncini stretti che indossava. Aveva tentato di pensare a
            qualcosa che lo smosciasse, ma non c'era stato nulla da fare. Il
            butt plug infilato nel suo culo continuava a stimolare la prostata
            ed il cazzo non ne voleva sapere di restarsene giù. 
            La situazione era decisamente imbarazzante, ma anche estremamente
            erotica, del resto era sicuramente nei piani di Carlo che
            funzionasse tutto così. 
             
            Fabio aveva beccato Carlo nella chat, in un canale sadomaso. Avevano
            chattato delle loro fantasie erotiche. 
            Da molto tempo Fabio desiderava fare lo schiavo in un rapporto
            sadomaso, ma non si era mai deciso a mettere in pratica le sue
            fantasie. La chattata con Carlo l'aveva convinto, sembrava un tipo
            affidabile e soprattutto decisamente fantasioso. Si erano scambiati
            le foto ed in seguito si erano sentiti al telefono; insomma,
            nonostante abitassero a 200 km. l'uno dall'altro avevano combinato
            un incontro, pero' Carlo aveva dato delle disposizioni ben precise:
            Fabio sarebbe dovuto partire vestito solo con un paio di
            pantaloncini stretti, una t-shirt, un paio di scarpe da ginnastica,
            niente mutande né calzini, niente portafogli né denaro, Fabio
            poteva portarsi dietro solo ciò che gli aveva inviato per posta
            Carlo: un biglietto ferroviario (di sola andata), una scheda
            telefonica (per telefonare nel caso si fosse perso), un biglietto
            dell'autobus e un butt-plug, che per tutto il viaggio doveva restare
            ben piantato in culo. 
             
            Mentre si preparava ad affrontare il viaggio di quel fine settimana
            Fabio era in perenne stato d'eccitazione al pensiero di trovarsi a
            200 km. da casa senza praticamente la possibilità di tornare
            indietro facilmente. 
             
            Durante il viaggio in treno si chiese se sarebbe riuscito ad
            arrivare fino in fondo. Il butt-plug era decisamente la parte più
            difficile da reggere, più di una volta pensò di andare in bagno e
            levarselo dal culo, ma dove metterlo? Nelle tasche non entrava, e
            non poteva certo tenerselo in mano; né poteva lasciarlo in giro ed
            arrivare senza, Carlo si sarebbe decisamente incazzato. 
             
            Giunto a destinazione, nell'atrio della stazione, a Fabio pareva di
            avere gli occhi di tutti addosso. Il cazzo imbizzarrito non poteva
            essere nascosto molto facilmente in quei pantaloncini stretti. Per
            giunta l'umiliazione di dover camminare cercando di coprirlo con le
            mani era eccitante e rendeva l'uccello ancora più duro. 
             
            Era già sera inoltrata ed era buio, Fabio prese il bus e scese alla
            fermata prestabilita, in periferia, una zona industriale poco
            illuminata e deserta con qualche capannone chiuso e aree incolte non
            ancora lottizzate. Poi, seguendo le istruzioni ricevute si diresse
            al parcheggio lì vicino. Dentro al parcheggio c'era un cassonetto,
            e dietro a quest'ultimo c'era una borsa di plastica verde che lo
            aspettava. Aveva ricevuto precise istruzioni su che cosa fare, per
            cui prese la borsa e si diresse all'interno della vasta area erbosa
            dietro il parcheggio, al centro della quale torreggiava un traliccio
            della linea elettrica. 
            La luce della luna era appena sufficiente per vedere dove mettere i
            piedi. Giunto sotto il traliccio, Fabio aprì la borsa. Dentro
            c'erano un largo collare di cuoio corredato da un piccolo lucchetto
            aperto e senza chiave e un paio di manette, anche queste aperte e
            senza chiave. 
             
            Seguando il copione prestabilito, Fabio si tolse pantaloni, scarpe e
            maglietta, restando completamente nudo, indossò il collare
            chiudendolo col lucchetto, si appoggiò con la schiena ad uno dei
            sostegni del traliccio, e passandoci dietro le braccia si ammanettò
            al traliccio. 
             
            Era fatta. Ormai non aveva più scampo, non gli restava che
            aspettare, nudo, con un butt-plug in culo e imprigionato ad un
            traliccio in mezzo ad un campo. Le istruzioni finivano là, tutto il
            resto stava al capriccio di Carlo che sarebbe arrivato quando avesse
            voluto. 
            
             
            brokenarts@libero.it 
            però se scrivi spedisci anche una foto 
            
              
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