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Gabbia degli schiavi

VITTIMA: UN ETERO

II PARTE

-Brutto lecca palle, ma non ti fai schifo da solo? Lasciami i coglioni, slegami…

ma Giò continuava a darsi da fare e fu proprio quando la sua lingua raggiunse la parte più profonda e nascosta dello scroto, che notò una diversa tensione del membro e osservandolo per un istante vide che cominciava a pulsare, gonfiandosi: Dave si stava eccitando! Di lì a qualche istante le ingiurie si spensero in quello che Giò interpretò come un tacito invito a continuare. 

Colse prontamente l’imprevista occasione e continuò a lambire il fatidico punto, finchè sentì chiaramente Dave mugolare di piacere, alternando i gemiti con chiari apprezzamenti.

- Si, continua a succhiarmi le palle, fammi sentire quanto sei finocchio… dai lecca bocchinaro, lecca! Leccamele come prima dai!

Ma l’attenzione di Giò si era focalizzata sul membro che si stava sempre più indurendo, assumendo dimensioni davvero notevoli. Non resistendo più se lo fece scivolare in bocca e lo succhiò con tanta forza che, in breve, Dave ebbe una delle più erculee erezioni che Giò avesse mai immaginato, e con la lingua esperta gli regalava attimi di vera estasi dopo il rifiuto iniziale. Le sue labbra insalivavano l’asta di Dave che nel frattempo aveva ricominciato a divincolarsi, ma questa volta dal piacere, mentre la punta della lingua deliziava il frenulo che si era rivelato un’altra zona molto sensibile.

-Continua a leccarmi il cazzo… fammi godere… senti come l’hai fatto venire duro! Dai succhialo come fosse un gelato, leccalo finocchio, leccalo!

E Giò fece come gli era stato ordinato: succhiò e leccò l’enorme cappella di Dave fino a farla diventare rossa e lucida di tensione, e verso la fine quando l’altro sembrò pronto a raggiungere l’orgasmo sudato e congesto, ebbe un’idea. Continuò ad eccitare Dave per fargli raggiungere la piena consistenza dell’erezione che avrebbe dovuto portarlo a schizzare, leccò e stantuffò la verga dritta e dura per qualche minuto fino a quando, il comparire di alcune gocce trasparenti di liquido preseminale, gli fecero capire che Dave era al massimo, ed era pronto a venirsene. In quell’istante si fermò improvvisamente. Lasciò la presa e osservò con aria perfidamente divertita l’altro che, ansimando, lo guardò con aria interrogativa.

-Allora, che aspetti ora? Su avanti, pompa che stavo per venire! Dai continua, prendilo ora… non vorrai lasciarmi così adesso? Dai finocchio che non resisto.. ho le palle che mi scoppiano!

Giò allora tese una mano verso il fallo ancora gigante e richiuse la cappella spalancata, dopo di chè con fredda disinvoltura, la prese fra i polpastrelli del pollice e dell’indice come fosse una penna, e delicatamente cominciò a masturbargli solo quella, piano e quasi impercettibilmente.

-Ma che fai?

Lo richiamò Dave.

-Così non mi basta, non mi piace! Dai che sto al massimo, devi menarmelo come prima, spompinami come hai fatto finora…

Ma Giò continuava a masturbargli delicatamente la cappella turgida e gonfia.

-No così no dai! Non mi piace… smettila stronzo! E’ frustrante, sono lì per venire dai, menalo forte! No così non resisto, mi va al cervello, basta.. voglio schizzare e così non posso! Non riesco!

Ma Giò non ascoltava e continuava ad alleggerire la presa. Il tono di Dave era quasi supplichevole,; il ragazzo cercava di fare forza sulle dita di Giò con dei movimenti del bacino ma l’altro era ben attento a non opporre resistenza ed il gioco si stava trasformando in una sublime tortura.

-Ti prego, ti scongiuro smettila di farmi queste pipette del cazzo! Basta voglio venire, basta con questo solletico… basta per favore fammi una sega come si deve! Scappellalo come prima dai, succhialo, avanti succhiami bastardo!

Ma per tutta risposta Giò gli scappellò l’uccello e continuò quella estenuante sega sulla cappella nuda, rendendogli quel dolce supplizio ancora più insopportabile e facendogli sentire la terribile sensazione di una sega leggera su un cazzo durissimo e pronto a sborrare e che non ricevendo la giusta stimolazione rimane tra il piacere dell’imminente orgasmo e la frustrazione di non sentirlo partire.

-…No così non lo sopporto, non ce la faccio più! Devo venire o mi scoppiano le palle.. fammi una sega.. spompinami fammi quello che vuoi, ma stringilo, lavoralo come prima!

Poi alzò la testa e guardò Giò supplichevole:

-Ti prego spompinami!

A quelle parole l’altro non resistè più e ricominciò a stringere la presa.

-Ah si così! Si sto per sborrare… si schizzo, guarda come vengo…

Ma Giò cambiò ancora il gioco. Richiuse la cappella e strinse la base del membro forte fra le dita fino a vederlo quasi raddoppiare e finchè il glande che spuntava dal prepuzio chiuso non fu tumido e violaceo. Solo allora scappellò di nuovo lentamente l’uccello e continuò progressivamente a tirare verso il basso la pelle fino a quando la tensione del frenulo non si fece sentire attirando subito l’attenzione di Dave.

-Basta, fermo! Che stai facendo? Vuoi spaccarmi l’uccello? Fermo, basta…

ma Giò continuando a mantenere enorme il glande stingendogli il cazzo alla base, lo scappellò definitivamente e Dave lanciò un grido selvaggio di dolore.

-Ahhh! Bastardo fermati, mi stai staccando il filetto… Ahhh! E’ insopportabile, bastaaa! Nooo così me lo strappi! Smettila.. che stai facendo ora? No ti prego, adesso non leccarmelo, non leccarlo… me lo mandi ancora più in tiro… nooo!

Ma omai la lingua di Giò era di nuovo alle prese con il bianco e tesissimo frenulo di Dave, la cui cappella sempre più grossa sotto quegli esperti colpi di lingua, stava seriamente mettendo in tensione quella sensibilissima e delicata zona. Le leccate di Giò e la tensione che il glande esercitava sul frenulo martoriato, indussero la vittima ad un urlo di dolore

-Pietà… basta!

Ed allora l’altro divertito più che mai si decise a decomprimere la cappella, che tornò subito ad una consistenza più sopportabile. Non ci vollero che alcuni ultimi colpi di lingua ben assestati sullo scroto di Dave, che questi con un grido di piacere, iniziò a venirsene liberando quelli che furono alla fine dieci irrompenti fiotti di madreperlaceo e denso sperma. I primi colpirono erroneamente Giò sulle labbra, ma questi afferando prontamente quella sorta di idrante impazzito, lo indirizzò contro il petto di Dave il quale, sia per la potenza del getto sia per il suo tardo ansimare a bocca aperta, si ritrovò anch’egli con la lingua impastata non più dal sonno o dall’alcol, ma dal prodotto dei suoi ultimi schizzi.

Solo alla fine, quando Giò gli spalmò lo sperma sul torace muscoloso, Dave si rese conto di quanto fosse stato eccitante essere per una volta, vittima di piacere.
FINE

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